TAKIS ZENETOS - 


"Il centro si materializza al momento e al posto dell'azione"

(Takis Zenetos - Visioni digitali, architetture costruite, Collana IT Revolution in Architettura diretta da Antonino Saggio, Casa Editrice EdilStampa,Roma, febbraio 2006)

Questo è il concetto cardine all'interno del volume, non a caso la frase viene ripetuta due volte all'interno del volume, una inizialmente per spiegare il pensiero di Zenetos e una alla fine per ricondurre tutti i concetti ad una frase rappresentativa del modo di pensare allo spazio dell'architetto.

Takis Zenetos era un archietto morto tragicamente nel 1977, appassionato all'architettura cercava nuovi modi di disegnarla promuovendo un futuro elettronico che egli stesso chiamava non-architettura.

L'architettura è vista come un corpo che si modifica nel tempo la cui forma si materializza grazie alle nuove tencologie, rappresentate come il catalizzatore delle nuove possibile creazioni.

Zenetos rivede all'interno della città il concetto di trapianto che permette alla città stessa di evolvere e cambiare, non a caso egli pensa al tempo come materia prima dell'architettura.
L'architettura non è un oggeto finito e completo, ma diventa una predisposizione al cambiamento della città; questo anche in virtù del fatto che un progetto non può soddisfare tutti i bisogni e le necessità della città.



La scuola di Agios Dimitrios è probabilmente una delle opere più emblematiche di Takis Zenetos. La forma circolare nasce dalla necessità di avere uno spazio interno flessibile, ma anche per definire un fulcro centrale capace di articolarsi differentemente da piano a piano. Un vuoto centrale dedicato alla collettività è riempito di spazi e funzioni al piano terra ed in copertura utilizzato come teatro all'aperto.

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Similmente a Takis Zenetos altri architetti hanno proposto idee affini:
  • UNStudioEcho è il progetto multifunzionale e flessibile per il campus del futuro che sorgerà in una posizione centrale nel campus. Le aule avranno la capacità di essere suddivise in più ambienti.
  • Un progetto di predisposizione al cambiamento è sicuramente quello del gruppo Elemental. Per far fronte alla spesa economica vengono assegnate alle famiglie bisognose delle case semicomplete, con la possibilità di ampliarle nel tempo.
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Agios è contro il concetto di Zooning in quanto non risolve i problemi effettivi della città, come per le grandi utopie fini a loro stesse; così pensa ad una grande rete (Electronic Urbanism) che avvolge tutto il pianeta connettendolo con una grande ragnatela. 

L'obiettivo era anche quello di spostare la città verticalmente in modo tale da svuotare il terreno (Ungrounding) e ridare valore alla natura, che a sua volta diventa sfondo dell'architettura stessa. L'atto del de-fondare porta, così, la città ad essere vista non più in maniera orizzontale/bidimensionale, ma bensì tridimensionalmente. In tutto questo le case, come dei Plug-in, sono capsule che si agganciano alla struttura verticale.
La parte interessante di questo discorso è proprio il paragone tra sistema informatico e architettura: lì dove il Plug-in serve per migliorare la struttura stessa del software, ampliarne le caratteristiche e migliorarne,così, l'esperienza, l'abitazione giustifica ulteriormente questa nuova città verticale, che diventa il suppoprto delle cellule abitative.
 Il tutto crea un sistema di connessione tra le parti dove non esiste le zone all'interno della città, ma i vari sistemi si sovrappongono tra loro definendo nuovi spazi più interconessi.


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In tal senso mi sembrava interessante inserire un video di Liam Young in cui propone un nuovo tipo di città: City Planet. 
E' sicuramente una provocazione, che per vie traverse mi ricorda la proposta di Zenetos leggittimandola in quanto sistema più efficiente rispetto alla città orizzontale.
"In seguito a secoli di colonizzazione, sfruttamento incessante del suolo, espansionismo economico e globalizzazione, abbiamo ricomposto la Terra dalla scala della cellula a quella della placca tettonica. Cosa accadrebbe se riuscissimo a invertire radicalmente questa espansione planetaria? E se fosse possibile raggiungere il consenso globale per abbandonare la nostra enorme, intricata rete di città e catene di approvvigionamento e ritirarci in una metropoli iperdensa, capace di ospitare ogni essere umano sul pianeta? 

Planet City è un cortometraggio d’animazione e il racconto di un libro ambientato in una città immaginaria, costruita per ospitare 10 miliardi di persone, l’intera popolazione terrestre. In questo scenario, attraverso un processo d’inselvatichimento, tutto ciò che circonda la città su scala globale verrebbe reso alla natura, comprese tutte le terre che le sono state sottratte."

(Domus)


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Da qui si arriva ad una nuova proposta di vivere gli spazi in maniera interattiva, si pensa a soluzioni lavorative come il tele-lavoro e altre attività da fare comodamente da casa, svincolando così il luogo dalla funzione, ma anche la necessità di avere residenza e ufficio contigui.
Uno spazio interattivo viene definito come ambiente facilmente modificabile dall'utente, ed è una considerazione interessante soprattuto se si pensa ai differenti modi di vedere l'architettura come elemento interattivo.

In tal senso, come scrive Tali Krakovsky, vi possono essere differenti modi di vedere la cosa:
  • Prescrittivo, ovvero un luogo dove l'esperienza è già stata definita
  • Reattivo, un ambiente che si comporta in base al suo contesto, ma non rispetto agli individui
  • Interattivo, quando la persona può modificare lo spazio
Tra le varie capsule vi è il body-carrier, un ambiente estremamente personale che viene pensato e progettato unicamente per il singolo.  All'interno di questa bolla sospesa l'utente può lavorare liberamente e tutto viene impostato in modo tale da rendere il lavoro facilmente gestibile, oggi si parlerebbe di ergonomicità.
La capsula, inoltre permette a chi vi è internamente di cambiare i suoi parametri, innanzitutto cambia in base all'utente, la seduta è provvista di vari comandi oltre che degli strumenti di lavoro, per non parlare della pelle esterna che può essere resa opaca quando si necessita privacy.


La particolarità di Takis Zenetos, sta proprio nel fatto che per il suo periodo storico era estremamente innovativo e moderno, proponeva idee legata ad un futuro che ancora adesso ci sembra lontano e inimmaginabile.

 Solamente di recente abbiamo sperimentato lo smart-working e le attività a distanza come facenti parti della nostra realtà, inoltre questa fase ci ha molto avvicinato al digitale, alla necessità di costruirci un ambiente di lavoro che garantisca determinate funzioni oltre al comfort.
Le soluzioni proposte se riviste possono essere nuovo spunto per le future architetture, in quanto non sono interessanti unicamente dal punto di vista innovativo/pratico, ma anche per il modo di gestire lo spazio archiettonico in contrasto e comunicazione con lo spazio naturale.
La città se rivista come unione e intersecazione di spazi può rendere il tutto più fruibile a tutta la popolazione della città stessa, unisce e dà la possibilità di vivere in maniera meno caotica la vita di tutti i giorni.

Tra le varie ricerche ho trovato affini alla letture due architetti:

  • Cedric Price con il Generator. " Questo complicato progetto, per il quale sono stati realizzati molti disegni e diagrammi, era essenzialmente un sistema di elementi cubici che potevano essere spostati e combinati con altri o con elementi aggiuntivi per creare strutture temporanee per uno spazio di prova o spettacolo, alloggio o semplicemente contemplazione all'interno di un contesto naturale lussureggiante. Doveva funzionare per mezzo di un computer centrale con il quale un visitatore avrebbe combinato uno qualsiasi dei 150 dei 150 dei quattro metri per quattro del generatore, cubi o pareti, schermi, passerelle e canali di comunicazione completamente serviti e climatizzati in un struttura. Il computer incoraggerebbe il visitatore a perfezionare e migliorare continuamente il proprio design. Infatti, cambiamento e libertà artistica sono le idee alla base del Generator; erano considerati prerequisiti e il computer doveva essere programmato per apportare modifiche non richieste nel caso in cui la struttura rimanesse statica."                          (MoMA)

  • Paul Maymount, anch'egli come Zenetos aveva frequentato la scuola Baux-Arts verso gli anni '50, immaginava città galleggianti o sospese a cavi d'acciaio. Ha presentato progetti di città sospese e sviluppate verticalmente.








Fonti:

Illustrazioni:










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