BE RESPONSIVE

Durante il processo di scrittura della pagina html non mi sono mai posta troppe domane, il tutorial mi aveva insegnato parzialmente come gestire un sito, e così tramite alcuni script già preparati e trovati online ho continuato a realizzare la mia pagina.

Ovviamente c'è un ma. La pagina funzionava in pixels, ovvero, tutto era stato progettato in modo tale da utilizzare i pixels del dispaly come misuratore per disporre i testi, le imamgini, i contenitori...

Il ma avviene perchè passando da un dispositivo all'altro i pixels diminuivano o aumentavano e la pagina rimaneva settata secondo il dispositivo di partenza.

In questi casi ci si  informa. 
Design Responsive è la risposta, ovvero design reattivo, molto semplicemente bisogna utilizzare le proporzioni anzichè i pixels.
In  questo modo, garantendo l'elasticità della pagina si può arrivare ad avere una pagina che reagisce ai limiti del dispositivo in cui si apre.

Be responsive non è un consiglio, è un modo di essere e di pensare.

Qui di seguito verranno elencati alcuni progetti che sono reattivi verso l'ambiente esterno:
  • Jean Nouvel con Al Bahr Towers ha realizzato una progettazione dinamica della facciata dalla matrice vernacolare araba. Questo meccanismo permette alle torri di difendersi dal calore eccessivo che entra nell'edificio tramite la pelle trasparente. Con lo sviluppo dalle mashrabiya antiche a quelle moderne , il ruolo dello schermo è cambiato da uno strato di protezione dalle viste esterne a un elemento che attrae lo spettatore esterno. 

  • Henning Larsen Architects realizza Kolding Design School and International Business College Kolding. Anche in questo caso abbiamo una facciata dinamica che cambia in funziona delle condizioni climatiche.


Di questo tipo di esempi ce ne sono molto, basti scrivere "Responsive Building".

Invece la cosa che più mi interessava quando mi sono immaginata un edificio reattivo era un oggetto che si muovesse in base alle esigenze dell'utente, più che agli impulsi esterni.


In questo caso citerei alcune istallazioni di questo tipo:
  • Philip Beesley Radiant Soil, lìistallazione prevede degli oggetti  che vengono definiti viventi per il loro modo di rispondere agli stimoli che ricevono. La stanza viene attraversata dalle persone che il sensore rileva creando output vari: suoni, profumi, luci...diventando un'istallazione che ha molto a che vedere con il tema dell'esperienza.

    Arriviamo, infine, a Makoto Sei Watanabe con Induction City:
    di partenza il progetto doveva essere un'architettura generata da software. Il progetto riguarda una stazione metropolitana, ma concettualmente si estende ad un modo di progettare legato molto alla tecnologia e alla capacità del computer di effettuare delle scelte.
    Di per se il progetto non è reattivo nel senso di dare una risposta effettiva sul momento, ma è sicuramente interessante, perchè il suo modo di essere reattivo riguarda la progettazione.

    In primis si è cercato di rendere il tessuto, la struttura dell'edificio visibile in seguito si è pensato al modo di progettare senza utilizzare direttamente  la mano, ovvero tramite un software; 
    inizialmente sono stati definiti dei criteri che hanno portato il computer a fare delle scelte riguardo i percorsi, che Watanabe ci tiene a precisare che sono dei buoni percorsi, questi si basano sul concetto di spontaneità, quindi i percorsi non devono essere dritti, ma nemmeno estremamente curvilinei da rendersi noiosi.
    In seguito si è portato il computer a scegliere arbitrariamente dei percorsi.




    Fonti:












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